shipwreck (2021/19)
SHIPWRECKMatroos Company Ph Sergio Vaccaro | SHIPWRECKMatroos Company Ph Sergio Vaccaro | SHIPWRECKMatroos Company Ph Sergio Vaccaro |
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SHIPWRECKMatroos Company Ph Sergio Vaccaro |
SHIPWRECK 34°31'22.0"N 12°55'49.9"E
Concept Choreography Scenography - Lisa Rosamilia
With - Angela Di Domenico, Chiara Marchesano, Francesca Orlandi, Carlotta Piraino
Music Visual - Daniele Casolino
Script - Marco Bilanzone
SHIPWRECK 34°31'22.0"N 12°55'49.9"E is a sinking world, a collective shipwreck, of souls and bodies. Bodies already born shipwrecked, uprooted bodies, unprepared bodies, naked bodies. Bodies crossing doors behind other doors, trapped in the edge of Customs ever thinner, closed boundaries, exile of infinitive grottesque border zone. We swerve into breakdown, barrier after barrier, and at every shipwreck we lose a piece, untill just the loss left, and an unfocused idea of our own identity. The shipwreck takes away everything, leaving standing just the body on run, life and its furious movement.
Synonym of instability and fate upheavals, the shipwreck represents an existential condition of loss and dismay, a limbo calling for a reconstruction. The show faces the theme of the sociopolitical shipwreck, cultural and identifying, as a metaphor of nowadays drift. Liquid days, without anchorages: institutions drown, values drown, everything change dizzly and we remain backwards with no guide, no principles, no route to follow, because the “nautical charts” are lost, lost the cultural references, lost the ethical and moral orientation.
The narration develops through the use and the transformation of a changeable scenographic structure, set with old french-door. The scenography change in the space becoming a relict on the sea waves, a cage of breathes, a border zone, a wall, a dock, an open port, a closed port. Between the walls of this frontier grew a need of expansion together with the emergence of identity. Identities related with other identities, own confines crossing other confines, multiplying boundaries, conditions, possibilities. Who confines and the confined blend with each other and the line dividing earth and sea flakes off, it is as being shipwrecking in a no more stable land. We are blind and visionary at the same time, the gaze oversteps the death, cuts the dark, see planets, imagines constellations.
DanceTheatre Performance with original musics , live soundings and video installations.
SHIPWRECK 34°31'22.0"N 12°55'49.9"E
Regia Coreografia Scenografia - Lisa Rosamilia
Con - Angela Di Domenico, Chiara Marchesano, Francesca Orlandi, Carlotta Piraino
Musica Video - Daniele Casolino
Testi - Marco Bilanzone
SHIPWRECK 34°31'22.0"N 12°55'49.9"E è un mondo che naufraga, un naufragio collettivo, di anime e di corpi. Corpi nati naufraghi, corpi sradicati, corpi impreparati, corpi spogli. Corpi che attraversano porte dietro altre porte, intrappolati nel margine di dogane sempre più sottili, confini chiusi in se stessi, esilio di infinite grottesche zone di frontiera. Si sbanda in avaria, barriera dietro barriera, e ad ogni naufragio si perde un pezzo, fin quando rimane solo lo smarrimento, un’idea sfocata della propria identità. Il naufragio si porta via tutto, lasciando in piedi soltanto il corpo in fuga, la vita e il suo movimento furioso.
Sinonimo di instabilità e rivolgimento della sorte, condizione esistenziale di perdita e smarrimento, il naufragio è limbo che richiede una ricostruzione. Lo spettacolo affronta il tema del naufragio socio/politico, culturale e identitario, come metafora della deriva dei nostri tempi. Tempi liquidi, senza punti fermi, senza attracchi sicuri né ancore a cui dar fondo, ridotti in frantumi e consumati da una solitudine sociale in cui si è smarriti nel mezzo di uno smarrimento collettivo. Tutto muta vorticosamente, ogni nostro convincimento è disperso, confusa la bussola, senza una rotta da seguire perché si sono perse le ‘carte nautiche’, i riferimenti, l’orientamento.
La narrazione si sviluppa attraverso l’utilizzo e la trasformazione di una struttura scenografica modulabile, costruita con vecchie ante di porte/finestre. La scenografia muta nello spazio facendosi relitto sulle onde del mare, gabbia di respiri, zona di frontiera, parete, approdo, porto aperto, porto chiuso. Tra le pareti di questa frontiera matura un’esigenza di espansione, confinatori e confinati si confondono fra loro e si sfalda la linea che divide terra e mare, è come un naufragare su una terra non più ferma. Una miscela di disperazione e desiderio, fame e sete, paura e coraggio, si è ciechi e allo stesso tempo visionari, lo sguardo fende il buio, scavalca l’orizzonte, immagina costellazioni.
Spettacolo di TeatroDanza con musiche originali, sonorizzazioni live e videomapping.